Puna Argentina: benvenuti su Marte! Non potevamo dare un altro titolo a questo articolo!
La Puna Argentina ci ha rapiti e lasciati senza parole infinite ed infinite volte. Impossibile non esserlo di fronte ai suoi spazi e ai suoi paesaggi che sembrano provenire da un altro pianeta. La Puna Argentina è silenzio, enormi spazi che sembrano vuoti ed invece sono pienissimi. E’ l’uomo, piccolo e indifeso, di fronte alla maestà della natura, qui praticamente incontaminata. La Puna Argentina riporta col pensiero a tanti, tantissimi anni fa. Ti fa volare con la fantasia ed immaginare quello che può essere successo e come può essere avvenuto…eruzioni, vento, terremoti…cosa avrà creato esattamente quello che sto vedendo?
Come amanti dei viaggi cerchiamo di attenerci alla nostra mission interiore, a quello che più ci incuriosisce. Cerchiamo di placare la nostra sete di visitare il più possibile luoghi ancora poco esplorati o perlomeno non troppo battuti.
Era da un sacco di tempo che Fabio si era fissato con la Puna Argentina. Avevamo inoltre parlato con persone conosciute in Brasile che ci avevano raccontato della loro esperienza attraverso questi deserti d’alta quota e la curiosità era aumentata.
Così nell’Agosto del 2019 abbiamo organizzato questo viaggio che possiamo definire veramente ai confini della realtà per i paesaggi incredibili che abbiamo visto e per l’esiguo numero di viaggiatori incontrati lungo il percorso.
COME ORGANIZZARE UN VIAGGIO NEL NOA E NELLA PUNA ARGENTINA
Ci siamo occupati noi dell’organizzazione di tutto. Premettiamo che il viaggio intero è durato 16 giorni perchè, prima di iniziare il tour del NOA (Nord Ovest Argentino) e di arrivare nella vera e propria Puna, abbiamo passato 3 notti a Buenos Aires e 2 notti a Iguaçu, per visitare le omonime meravigliose cascate.
Ci sarebbe ovviamente molto da dire su entrambi Buenos Aires e Iguaçu ma lo faremo in altri articoli dedicati. Qui vogliamo concentrarci sull’itinerario che abbiamo seguito per arrivare nella Puna Argentina.
Facciamo inoltre presente che effettuare il viaggio che abbiamo fatto noi ad Agosto significa mettere in valigia gli abiti necessari per tutte e 4 le stagioni e che la maggior parte della gente si limita alla visita del Nord Ovest, senza proseguire per la Puna. E questo è quello che ci è piaciuto di più, essere praticamente sempre soli a godere di questo angolo di globo.
Per visitare quest’area è necessario infatti avere un’auto adeguata considerate le piste che si devono percorrere ed è consigliato essere accompagnati da una guida/autista che conosca bene la zona. Considerate infatti che a causa dell’altura i normali telefoni non funzionano e anche nei piccoli rifugi dove si pernotta a volte il wi-fi non c’è o fatica a funzionare.
MA COSA SI INTENDE ESATTAMENTE PER PUNA ARGENTINA?
Pare che il nome Puna abbia origini indigene, probabilmente Quechua. Il termine si riferisce ad un grande altopiano andino, compreso appunto all’interno della configurazione delle Ande Centrali e caratterizzato da importanti differenze fisiche. La pressione prodotta infatti dalle Ande ha dato vita a cordoni montagnosi e depressioni che con il passare del tempo si sono trasformate in saline, deserti e dune di sabbia. La Puna Argentina confina ad occidente con una catena vulcanica e ad oriente con le montagne. Quest’area coincide con quello che viene definito in Bolivia, Cile e Perù come altopiano, mentre in Argentina prende appunto il nome di Puna.
Ma veniamo al nostro itinerario nella meravigliosa Puna Argentina. Ecco esattamente le tappe che giorno per giorno abbiamo toccato insieme alla nostra guida-autista.
IL NOSTRO ITINERARIO NELLA PUNA ARGENTINA
Giorno 1 – Salta:
Come abbiamo scritto sopra, prima della Puna siamo stati a Buenos Aires e poi a Iguaçu, quindi in questo primo giorno ci siamo trasferiti autonomamente con un volo interno da Iguaçu a Salta.
Salta è la capitale dell’omonima provincia situata del Nord-Ovest del paese. E’ una tipica città del Sudamerica e merita sicuramente la visita anche grazie alla presenza diffusa delle tipiche penas, i locali nei quali è possibile mangiare e godere di musiche e danze tradizionali folkloristiche.
Consigliamo assolutamente di passare almeno una serata in una pena. Noi siamo stati alla Vieja Estacion e ci siamo divertiti davvero molto anche grazie al fatto che proprio quel giorno era il compleanno di Fabio ed è stato festeggiato, insieme ad altre persone, da tutto il locale.
L’atmosfera che si respira in questi locali è davvero molto bella e particolare, c’è voglia di fare festa e condividerla con tutti i presenti in sala, cosa non scontata a nostro avviso e alla quale non siamo così abituati in Italia.
Giorno 2 – Salta/Cuesta del Obispo/Cachi/Molinos:
Da qui è partito il tour vero e proprio. I primi 3 giorni sono stati dedicati alla visita della Valle Calchaqui, dove generalmente arriva e si ferma per tornare indietro la maggior parte dei turisti che vogliono visitare il Nord Ovest.
Segnaliamo il Passo Piedra de Molinos, a quasi 3.500 metri e con una vista strepitosa sulla vallata e sulla strada, il Parco de Los Cardones (cactus giganti) nel quale potrete fare una passeggiata e Los Colorados, un piccolo deserto fuori dalle rotte più battute. Ci siamo poi fermati nel grazioso paesino di Cachi e poi a Seclantes, per poi arrivare a Molinos, dove abbiamo passato la notte in un’incantevole residenza storica convertita in Hotel.
Non aspettatevi paesi pieni di gente, molto facilmente sarete gli unici in giro lungo le poche piccole stradine…insieme a qualche cagnolino.
In questo viaggio ricordate che regnano sovrani il silenzio, i cieli azzurri che più azzurri non si può, il sole, paesaggi marziani, vento e aria gelida (anche se noi siamo stati particolarmente fortunati in questi due aspetti) ed il vostro respiro, al quale dovete portare molto rispetto visto le altitudini che si raggiungono in certi punti.
Giorno 3 – Molinos/Angastaco/Quebrada de las Flechas/Quebrada de las Conchas/Cafayate:
La Quebrada de las Flechas ci è piaciuta moltissimo, attraversarla in auto e camminare lungo questo labirinto tra picchi a forma di frecce ci ha dato un primo assaggio di quella che è la varietà che troverete nella Puna.
Un altro paese che ci è piaciuto molto, soprattutto per il contesto in cui è situato, è Cafayate. Qui la fanno da padrona i tanti vigneti d’alta quota e le varie cantine presso le quali potrete effettuare degustazioni di vini locali.
La Quebrada de las Conchas è altrettanto piacevole da attraversare grazie alle sue montagne multicolori e multiforme.
Giorno 4 – Cafayate/Quilmes/Hualfin/El Penon:
Viaggiando lungo la Ruta 40 siamo arrivati alle rovine archeologiche di Quilmes, l’ultima etnia indigena che ha resistito alla conquista spagnola, nonostante sia poi stata sterminata e deportata dagli stessi. Molto interessante il fatto che i pochi discendenti lavorino nel sito e abitino ancora lì.
Nel pomeriggio, iniziando a salire lungo le pendici delle Ande, abbiamo vissuto uno dei momenti più emozionanti di questo viaggio.
Immaginate di trovarvi a 3000 metri, lungo strade che si attorcigliano intorno alle montagne aspre, in un cielo sempre più vicino che pare vi voglia baciare sulla fronte. All’improvviso, dietro ad una curva, come per magia, compare una duna altissima di sabbia bianca, illuminata dal sole accecante. Sembra un miraggio, sembra impossibile che proprio lì possa esserci una duna di sabbia che pare appartenere al mare, ai deserti dei paesi più caldi. E invece no. Questa duna, che lascia senza parole per la sua maestosità, vi apre la strada e vi dà il benvenuto nel deserto di altura della Puna.
Badate bene! Presa dall’entusiasmo sono scesa dalla macchina di corsa per salire sulla duna…ed ecco, non fatelo! Iniziate a pensare che siete in alto e che il vostro corpo ha bisogno di tempo per abituarsi se non volete rimanere come me, per 5 minuti con la lingua fuori 🙂
Passato questo spettacolo della natura, beh…preparatevi..siete soltanto all’inizio del vostro tour che vi porterà a dei “oh!”, “wow!”, “incredibile!”, “nuoooo!” senza nemmeno ve ne rendiate conto.
Tra vulcani, gruppi di vigogne, picchi altissimi e cespugli gialli siamo arrivati all’Oasi di El Penon, dove si trova la sola hosteria nella quale è possibile dormire.
Tenete presente che qui non c’è rete telefonica e la corrente è limitata ad alcuni orari. In compenso le stufe sono sempre piene di legna e l’atmosfera è davvero affascinante.
Giorno 5 – El Penon/Campo Piedra Pomes/Dune Bianche Giganti/Laguna Carachi Pampa:
Questo forse è il giorno che ci ha regalato più emozioni perchè ci ha lasciati senza parole davvero innumerevoli volte.
Siamo passati dai colori rosa, giallo e bianco della laguna Carachi Pampa al nero e alla maestosità dell’omonimo vulcano per poi fermarci per uno dei pranzi più surreali che abbiamo mai consumato nel Campo de Piedra Pomes. Un paesaggio incredibile e unico al mondo, risultato di una esplosione avvenuta nel vicino Vulcan Blanco.
Passeggiare da soli, e dico soli, in mezzo a questi blocchi di pietra bianca vi farà sentire davvero su un altro pianeta.
Questa giornata di esplorazione al limite della realtà è terminata con una camminata tra le Dune Bianche giganti, un mare di dune di sabbia bianchissima a 3300 metri dalle quali si possono avvistare il Campo de Piedra Pomez, enormi campi di lava nera, diversi vulcani ed il cielo più terso che possiate immaginare. Anche qui, credeteci, rimarrete senza parole e non potrete fare a meno di chiedervi se davvero esiste un luogo del genere, con una varietà di paesaggi così ampia.
Giusto per la cronaca, in questo percorso abbiamo incontrato pochissime persone soltanto la sera nei rifugi.
Giorno 6 – El Penon/Antofagasta de la Sierra/Quebrada de Calalaste/Vega Colorada/Oasis de Antofalla e Antofallita/Cono de Arita/Tolar Grande:
Siamo rimasti affascinati dal piccolo villaggio di Antofalla. Tanta polvere, poche case, cagnolini vestiti con maglioncini di lana, bambini che giocano lungo le stradine, signori anziani seduti sui muretti con il loro cappello da cowboy e la solita, meravigliosa, luce accecante.
Qui, super degna di nota, una cotoletta alla Milanese da far volar via mangiata a casa di una gentile signora che ha ricavato all’interno della sua proprietà una piccola stanzetta con un solo tavolo e adibita a ristorante. Diciamo un moderno home restaurant 😉
Dell’Oasi di Antofalla e Antofallita avevamo letto sulla rivista di viaggi Dove. Così come lì avevamo letto di Corina e del fratello Roberto. Questi due signori anziani sono gli unici due rimasti ad abitare la piccolissima oasi di Antofallita. L’aspetto curioso è che non si rivolgono la parola più da anni a causa di un litigio. La credevamo un pò una leggenda e invece siamo andati a bussare a casa della signora Corina visto che la nostra guida la conosce. Siamo stati accolti nel suo giardino, tra pelli di animali messe a seccare, gatti e cani. Quasi impossibile pensare che questa signora viva qui, fondamentalmente da sola e a km e km di distanza da una vera e propria città. Eppure..così è.
Il misterioso Cono de Arita, nel Salar de Arizaro, è una delle icone di questo viaggio e ha rappresentato l’ultimo stop prima di raggiungere il surreale villaggio di Tolar Grande, dove abbiamo passato due notti.
Giorno 7 – Tolar Grande/Caipe/Salar Rio Grande/Mina Casualidad/Mina Julia/Tolar Grande:
Questa è stata un’altra bellissima giornata. Abbiamo visitato l’affascinante paese fantasma di Mina Casualidad, dove abbiamo pranzato a pic nic in una chiesetta sconsacrata.
Qui ci ha pianto un pò il cuore sinceramente perchè gli unici due abitanti rimasti sono due cagnolini. Considerate che siamo circa a 4000 mt e che fa molto freddo. Ripeto, noi siamo stati fortunati perchè non abbiamo mai trovato vento , cosa rara per la stagione. Le temperature erano più alte del solito ma pensare a questi due cagnolini soli in questo angolo sperduto della terra ci ha rattristati molto. In effetti però li abbiamo trovati in buone condizioni. La nostra guida ci ha raccontato che più o meno tutti quello che arrivano a Casualidad fanno un breve pic nic nella chiesetta lasciando sempre molti resti ai cagnolini. Come abbiamo fatto noi.
Una cosa simpatica, esiste all’interno della chiesetta un quaderno sul quale chiunque passa può lasciare un saluto o un pensiero. Sullo stesso quaderno c’è un aggiornamento costante da parte dei visitatori sulle condizioni di salute dei due abitanti pelosi.
Come dicevo sopra, le temperature più alte della media hanno permesso al ghiaccio che sbarrava la strada di sciogliersi e a noi di raggiungere anche Mina Casualidad ed il suo punto più alto, 5.200 mt. Ecco, qui invece il vento soffiava fortissimo, il freddo era pungente e tra altitudine e raffiche di vento era quasi impossibile parlare.
A Mina Julia si estraeva lo zolfo e lassù vivevano circa 200 minatori. La piccola strada costellata da neve e blocchi di ghiaccio da percorrere per raggiungerla sembra portare al cielo, tra montagne dai colori particolari donati dai minerali ossidati.
Dal punto più alto poi si ha una visuale meravigliosa, da una parte Argentina e dall’altra il Cile.
Non nego che quando la guida ci ha detto che saremmo stati in grado di raggiungere la cima io e Fabio abbiamo provato una sensazione strana. Un misto tra emozione, eccitazione e anche un pò di tensione. Sapevamo infatti che raggiungere tale altitudine può mettere un pochino alla prova i nostri fisici. Ma alla fine, ne è ovviamente valsa la pena!
Giorno 8 – Tolar Grande/Ojos de Mar/Duna Escondida/Desierto del Labirinto/Salar Pocitos/San Antonio de los Cobres:
Gli Ojos de Mar sono dei laghetti d’acqua turchese inseriti nel Salar di Tolar Grande. Una curiosità: ospitano gli Estromatolite, ovvero i primi organismi sulla Terra ad avere prodotto ossigeno.
Altro luogo che ci è piaciuto tantissimo è il Desierto del Labirinto, meraviglia della natura caratterizzata da picchi di argilla rossa che hanno creato sentieri e stradine che abbiamo attraversato in parte in auto ed in parte a piedi.
Nel tardo pomeriggio abbiamo poi raggiunto il polveroso ed autentico villaggio minero di San Antonio de Los Cobres.
Giorno 9 – San Antonio/La Polvorilla/Ruta 40/Susques/Salinas Grandes/Purmamarca:
Questa è la giornata che ci ha riportati, per così dire, alla civiltà, o meglio in mezzo a svariati essere umani 🙂 Passando sotto al Ponte Viaducto la Polverilla, seguendo la Ruta 40, siamo arrivati al piccolo villaggio di Susques. Qui ci si deve assolutamente fermare per una visita alla piccola e antica chiesetta di adobe e al pittoresco cimitero.
Dopo uno stop a Salinas Grandes, la salina più grande della Puna, siamo arrivati nella più turistica Purmamarca. Il simbolo di questa polverosa cittadina è il meraviglioso Cerro de los 7 Colores.
Apro una parentesi riguardo ai salares della Puna Argentina. Sono ovviamente bellissimi, soprattutto per il contesto nel quale sono inseriti. Se come noi però siete già stati in Bolivia ed avete visitato il Sig. Salar de Uyuni, quest’ultimo è ovviamente imbattibile. Non che si debba fare una classifica ovviamente. Soltanto per dire che facendo paragoni con questa area limitrofa che noi avevamo già visitato, i salares nella Puna Argentina sono molto più piccoli (sebbene sempre gioielli naturali).
Giorno 10 – Purmamarca/Humahuaca/Hornocal/Tilcara/Salta:
Ultimo giorno di questo tour che ci ha riportati a Salta. Dopo una bella passeggiata nel centro di Purmamarca e dopo avere attraversato il Paseo de los Colorados, sentiero che attraversa il Cerro de los 7 Colores, siamo ripartiti. Dalla splendida Quebrada di Hornocal, alle cittadine di Tilcara e Humahuaca, siamo rientrati a Salta.
E questa è la fine del nostro itinerario attraverso il Nord-Ovest Argentino. Ci siamo dilungati un pochettino ma speriamo che la nostra esperienza possa essere di aiuto a chi desideri visitare questa parte incredibile di Argentina.
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