KARAMOJA E LAKE TURKANA INESPLORATI

by Congo e Whisky
Lake Turkana

Oggi vi portiamo in un viaggio che per noi potremmo definire “della vita”: Karamoja e Lake Turkana, precisamente in Uganda e Kenya.

Non pensiamo ci siano viaggi “brutti”. Ci sono piuttosto viaggi diversi che, per svariati motivi, possono colpirci ed emozionarci più o meno di altri a seconda di tanti aspetti e tante variabili…le nostre attitudini e abitudini, i nostri hobby e le nostre passioni, i nostri interessi storici piuttosto che naturalistici, il nostro amore per gli animali o la curiosità verso le etnie. I momenti della nostra vita.

Già, perché a volte solo QUEL viaggio è davvero perfetto per un determinato momento della nostra vita. E il nostro viaggio in Karamoja e Lake Turkana lo è stato nel Dicembre 2016.

Whisky ha viaggiato più di me ma entrambi siamo fermamente convinti di essere due “africani dentro”. In Africa ci abbiamo proprio lasciato il cuore. Abbiamo ancora tanti paesi da esplorare ma riesce difficile pensare che ci possa essere un altro luogo in grado di regalarci emozioni così forti ed indelebili, capaci di toccare corde profonde e nascoste delle quali, forse, non conoscevamo nemmeno l’esistenza e nemmeno siamo in grado di esprimere a parole.

Io il Mal d’Africa penso di averlo proprio capito. Mi prende spesso e ogni volta che soffro per qualche motivo provo il forte desiderio di partire e fuggire in Africa. Dove lì soltanto ho provato certe sensazioni, dove il dolore si è fatto semplice e puro, fine a se stesso, dove un sorriso mi ha toccato il cuore e dove la semplicità la fa da padrona. Dove ci si commuove per una maglietta o si rimane stupiti davanti ad un accendino. La vita lì, come in altri paesi, non è facile e andare in vacanza piuttosto che abitarla sono due cose ovviamente molto diverse (e la prima sicuramente molto più facile). Ma da viaggiatrice il mio cuore è là, in particolare in Uganda.

Prevedendo che facilmente il Natale 2016 sarebbe stato particolarmente triste causa brutti eventi di fronte ai quali la vita spesso ti mette, abbiamo pensato letteralmente di fuggire e la meta che abbiamo scelto è stata di nuovo l’Uganda, in particolare la sub-regione della Karamoja,  a nord-est del paese, alla quale abbiamo aggiunto un’estensione di 3 giorni al Lake Turkana, in Kenya.

L’ORGANIZZAZIONE

Dall’Italia abbiamo prenotato tutto da soli, il volo, gli alberghi ed il nostro autista che, ormai al terzo viaggio insieme, possiamo definire un amico. L’itinerario lo abbiamo costruito io e Whisky, cartina alla mano. E ne è uscito un viaggio meraviglioso, davvero l’unico viaggio che avremmo potuto fare in un momento per noi tanto sfortunato e doloroso.

Questa zona tra Karamoja e Lake Turkana ci incuriosiva tanto perchè ancora poco battuta e di grande interesse non solo dal punto di vista paesaggistico ma forse più ancora dal punto di vista etnografico grazie alla varietà di tribù che la popolano. 

Premettiamo che la Farnesina sconsiglia viaggi in quest’area e quindi consigliamo sempre di consultare il sito http://www.viaggiaresicuri.it/ prima di pianificarlo e registrarvi alla sezione “Dove siamo nel mondo” prima di partire (consiglio che peraltro ci sentiamo di darvi per ogni viaggio che andate a fare).

Qualche tour operator inizia a proporre qualche viaggio in queste zone remote ma, per darvi un’idea, nemmeno il nostro autista aveva mai visitato alcune delle zone che abbiamo visto insieme.

Tenete presente poi che soprattutto al Lake Turkana il caldo è veramente importante (42°/43°), così come la quantità di zanzare!

In Karamoja sono ancora presenti diverse associazioni umanitarie, sia per le condizioni di forti disagio della popolazione sia a causa della guerra civile, ormai terminata (in teoria), che per diversi anni ha visto contrapposti i pastori-guerrieri Karamojong ai Turkana del Kenya.

In ogni modo, se desiderate visitare questa zona, ricordate che per ampi tratti non vi è copertura di telefonia cellulare, mancano le strutture sanitarie e non è possibile contare su un eventuale rapido intervento della Polizia. Inoltre, le strutture alberghiere disponibili in alcuni paesi sono a volte in condizioni precarie ma le uniche esistenti.

Per quella che è stata la nostra esperienza però possiamo dire che ci siamo sentiti sempre tranquilli e mai in pericolo, anzi. Le persone incontrate ci hanno sempre accolto con molta gentilezza e disponibilità e ci hanno aiutato anche in un paio di situazioni non proprio comode (tipo quando ormai arrivati al Lake Turkana ci siamo piantati con le gomme dell’auto nella sabbia e abbiamo impiegato circa due ore per uscirne). L’unico piccolo disagio che abbiamo avuto è stato che nel periodo di Natale nei vari paesi vengono organizzate diverse feste, generalmente negli alberghi, e purtroppo per 3/4 notti non siamo riusciti a dormire molto bene a causa della musica ad alto volume fino al mattino presto.

Come dicevamo sopra, abbiamo prenotato tutte gli alberghi prima di partire. Facciamo presente che in un piccolo villaggio abbiamo dormito nell’unico motel disponibile (che non ci aveva mai dato conferma della camera), ancora non terminato, senza acqua calda (fornita però grazie a dei secchi), con una camera piccolissima nella quale non era possibile aprire due valigie nello stesso momento. Però super pulito! L’alternativa era una missione di suore ma onestamente le condizioni igieniche erano davvero precarie e non ce la siamo sentiti.

Le ultime tre notti invece ce le siamo regalate in un posto da sogno: l’Apoka Lodge, immerso nel bellissimo Kidepo National Park. Un’esperienza costosa ma davvero indimenticabile (quasi da lacrima alla partenza!). 

Per quanto riguarda invece tappe, stop e visite, le abbiamo praticamente improvvisate strada facendo. 

ITINERARIO

Come abbiamo strutturato noi questo itinerario tra Karamoja e Lake Turkana? Ecco qua:

JINJA

Siamo partiti da Jinja, dove potete vedere le sorgenti del fiume Nilo. In realtà le teorie riguardanti il punto di nascita del fiume Nilo sono diverse ma qui troverete una piccolissima isoletta con un bel cartello che vi dà il benvenuto alle sorgenti del fiume più lungo del mondo. 

MOUNT ELGON E SIPI FALLS

Ci siamo poi spostati al Sipi River Lodge, ai piedi del Mount Elgon, dove abbiamo passato due notti. Qui si respira davvero un’aria di montagna particolare e c’è la possibilità di organizzare diverse passeggiate e trekking. Noi abbiamo optato per tre camminate diverse, una più lunga rispetto alle altre due ma comunque tutte super fattibili anche da camminatori non esperti come noi, per vedere tre cascate. Poi abbiamo visitato una piccola comunità locale che ci ha accolto davvero con calore e che ha messo in scena per noi un rituale che ancora oggi viene praticato sui ragazzini che ad una certa età passano dall’essere considerati appunto bambini a uomini. 

MOROTO

Ci siamo successivamente messi in marcia verso la vera Karamoja e ci siamo fermati per la notte a Moroto.

Il giorno successivo siamo ripartiti e da questo punto in poi praticamente ci siamo fermati lungo il tragitto ogni volta che ne avevamo voglia. Quando incontravamo persone che ci salutavano e quando abbiamo chiesto di visitare i loro villaggi.

Tenete presente che ovviamente nessuno qui parla inglese, soltanto la loro lingua locale e alcuni lo swahili, grazie al quale il nostro autista riusciva ogni tanto a farsi capire.

Dove avremmo gradito fermarci per un saluto o una visita abbiamo sempre mandato avanti lui che, in maniera gentile, entrava nel villaggio, chiedeva del capo e sentiva se potevamo visitare la comunità o meno.

Lungo questi percorsi non abbiamo praticamente quasi mai incontrato turisti quindi le richieste di soldi sono state davvero poche. Comunque, abbiamo sempre preferito o acquistare prodotti locali da consegnare al capo villaggio oppure lasciare sempre a lui una sorta di mancia in denaro che veniva mostrata alla comunità e successivamente divisa tra le famiglie. 

I VILLAGGI POKOT

Il primo villaggio Pokot nel quale ci siamo fermati ci ha regalato un’esperienza davvero emozionante. Io sono uscita salutandoli con le lacrime agli occhi. 

Ricordo che, ripartiti dal villaggio, ci siamo fermati lungo la strada per salutare alcuni ragazzi: bellissimi, con il loro cappello, la loro veste tipica e gli orecchini ai lobi.

Uno di questi si è specchiato nello specchietto dell’auto e ha cominciato a ridere come un matto. Poi ha dato un’occhiata all’interno della macchina e quando mi ha vista ha iniziato a indicarmi incredulo e a ridere ancora più forte. Non eravamo in grado di parlarci e capire esattamente cosa fosse così divertente ma tutti abbiamo iniziato a ridere.

Era l’incontro tra culture totalmente diverse, con persone che non sanno nemmeno dell’esistenza di persone diverse da loro. Persone che non si sono mai guardate in uno specchio e che ammiravano curiosi l’interno della nostra auto. E’ stato un momento unico e molto toccante. 

LODWAR

Proseguendo verso Est siamo entrati in Kenya, il paesaggio si è fatto sempre più secco e arido e all’improvviso sono comparsi i primi cammelli. Abbiamo costeggiato piccoli villaggi e anche qui una sosta forzata per un problema all’auto ci ha fatto incontrare due giovani pastori con i quali abbiamo condiviso qualche sorriso e qualche gesto. Abbiamo passato una notte a Lodwar, dove non c’è nulla in particolare da segnalare ma è utile come stop per spezzare il viaggio verso il Lake Turkana.

Lungo la strada che ci ha portato al Lake Turkana abbiamo visitato un villaggio e qui abbiamo incontrato una signora davvero particolare, con un carisma molto forte. E’ la signora che mi da la mano nella foto copertina di questo articolo. Non chiedetemi come mai siamo finite a tenerci per mano. Whisky stava dietro di noi mentre a piedi andavamo verso il loro villaggio, lei continuava a parlarmi e io cercavo di farle capire che non potevo risponderle. E ad un certo punto ci siamo prese la mano. Per lei la cosa più normale del mondo, per me una di quelle che non dimenticherò mai. E’ sicuramente una delle mie foto preferite. 

Tra le usanze di queste tribù Karamajong e Turkana c’è sicuramente la danza. Durante le danze vengono intonati canti rituali e gli uomini esibiscono diversi ornamenti, i loro abiti e copricapi particolari. La cosa divertente è che la maggior parte di queste danze si ballano facendo dei salti verso l’alto in direzione dei partecipanti e in diverse situazioni siamo stati coinvolti (tra le risa dei bambini). 

ELIYE SPRINGS

Arrivati al Lake Turkana, abbiamo passato due notti a Eliye Springs Resort. Ripeto che per Natale fa veramente tanto caldo, ci sono un sacco di zanzare e i locali fanno festa tutte le notti fino al mattino presto. E dal punto di vista pratico vi assicuriamo che non è proprio pratica come situazione. Di proprietà di un signore svizzero, segnaliamo comunque questo albergo anche perchè, incredibilmente per la posizione in cui si trova, offre un cibo divino.

Qui abbiamo effettuato un’escursione a Central Island, Patrimonio Unesco dal 1997, al centro del Lake Turkana.

Anche in questo caso il caldo si è fatto quasi insopportabile nonostante siamo partiti al mattino abbastanza presto. Questo si rende necessario anche a causa del fatto che sul Lake Turkana nel pomeriggio si alza spesso un forte vento che può causare onde molto alte e pericolose. Confermo che il viaggio di rientro verso il Resort, con il nostro piccolo motoscafo, è stato davvero avventuroso. Considerate poi che io non so nuotare e che si dice il lago sia popolato da molti coccodrilli!

Ripartiti dal Lake Turkana abbiamo rifatto tappa sia a Lodwar prima, che a Moroto dopo, una volta rientrati in Uganda.

Da Moroto abbiamo proseguito il nostro viaggio tra Karamoja e Lake Turkana in direzione del Kidepo National Park, nella spettacolare Kidepo Valley.

Prima però abbiamo passato una notte a Kaabong, dove abbiamo dormito in quel piccolo motel di cui vi ho parlato sopra. Qui io ho iniziato ad accusare simpaticissimi dolori di stomaco che mi hanno accompagnato per i successivi due giorni, purtroppo.

I paesaggi di questa zona sono davvero belli e particolari.

Le strade si ritingono nuovamente di rosso e sono incorniciate da una particolare savana circondata in lontananza da montagne e colline e formazioni rocciose che sembrano disegnate.

Al Kidepo National Park fino a pochissimo tempo fa, e comunque ancora oggi, la maggior parte del turismo (poco) arrivava via aerea grazie alla vicina piccolissima pista su erba.

E’ questo anche che a nostro avviso rende bello questo viaggio in macchina. Il fatto che non lo fa nessuno lo rende ancora molto autentico e poco battuto. Gli incontri che si fanno sono davvero improvvisati, così come le soste e le “visite” . Crediamo infatti che al momento non sia possibile organizzare dall’Italia delle visite guidate a villaggi e comunità locali. Normalmente chi arriva qui magari termina il suo tour “classico” dell’Uganda con 2/3 notti nel parco, raggiungendolo via aerea, non via terra.

KIDEPO NATIONAL PARK

La particolarità del parco sta appunto nel fatto che, essendo molto lontano rispetto al circuito classico e più difficile da raggiungere, è rimasto incontaminato.

Le strutture dove è possibile soggiornare in zona sono soltanto un paio e oserei dire una l’opposto dell’altra. Una è il lussuoso Apoka Lodge mentre l’altra e l’Apoka Rest Camp. Quest’ultimo più semplice e abbordabile ma comunque comodo e all’interno del Kidepo National Park.

Ovviamente non immaginatevi dei safari al livello di quelli che potreste fare in Kenya, parlando di numero di animali, oppure in Botswana. Con un pò di fortuna tuttavia potrete avvistarne un sacco, in una location davvero particolare. Che spesso vi sembrerà soltanto vostra (e non sappiamo per quanto, purtroppo). 

LE TRIBU’ IK

Ci teniamo a segnalare che dal Kidepo National Park è possibile organizzare una visita alle tribù Ik che ancora oggi vivono nei loro villaggi isolati sulle montagne.

Un’esperienza che vale le quasi 3 ore di camminata in salita lungo le montagne.

Rientrando da questa visita abbiamo trovato ad attenderci dei militari che hanno fatto una vera e propria ramanzina al ranger che ci ha accompagnati. Ci hanno infatti spiegato che gli Ik vengono considerati ancora oggi dei cacciatori guerrieri, quindi potenzialmente pericolosi. Ovviamente ci fidiamo di loro e li abbiamo ringraziati e compreso il messaggio. Però non possiamo dire altro che noi abbiamo vissuto una bellissima esperienza, gioiosa e toccante. Ci siamo sentiti sempre i benvenuti, tanto da essere invitati a prendere parte alle loro danze. E secondo voi abbiamo detto di no??!! 

Beh, speriamo di avervi fatto un pò sognare con questo racconto del nostro viaggio tra Karamoja e Lake Turkana. Noi pensiamo che difficilmente potremo provare le stesse emozioni di nuovo. Restiamo a disposizione per domande o suggerimenti e se volete potete condividere il nostro articolo sui vostri canali social.

Vi lasciamo qui sotto una gallery con qualche foto presa dal nostro viaggio tra Karamoja e Lake Turkana.

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